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il contenuto del blog è rivolto a fumatori maggiorenni e consapevoli, che vogliono condividere la cultura legata al mondo del sigaro, non si vuole in alcun modo promuovere l'uso di tabacco. Si ricorda che in ogni sua forma, IL FUMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE

15 luglio 2016

Sigari dai paesi "minori": Perù

Il Perù è un paese che fino a pochi anni fa era scarsamente conosciuto come produttore di sigari, benchè sia, ormai da tempo, un ottimo produttore ed esportatore di foglie da sigaro. Produce infatti varietà avanensi, che entrano nei blend di diverse marche di sigari, alcune anche molto conosciute, eanche una certa quota di tabacco kentucky.
Da alcuni anni a questa parte, si è però sviluppata anche una vera e propria tradizione manufatturiera, concentrata soprattutto nella zona di tarapoto, dove per altro gli italiani sono parecchio attivi in questo business.
Ma veniamo ai sigari; mentre per alcuni degli altri paesi minori non troveremo esempi specifici sul mercato italiano (ricordiamo sempre che parliamo di sigari, puri o blended, rollati NEI paesi minori, e non di foglie utilizzate nei blend di sigari prodotti in altri paesi), per il Perù abbiamo alcuni esempi di prodotti reperibili anche nel nostro paese.
Eccettuando Amazon, che tutti conosciamo come il referente di alta qualità per il sigaro di Kentucky, che viene, sì, rollato in Pérù, ma che definire un prodotto peruviano sarebbe azzardato, poichè sia la materia prima, che le varie fasi della filiera, sono concepite sul Kentucky Fire Cured, benchè la manifattura, con questo tipo di tabacco, non produca solo tronco- o bitroncoconici "all'italiana" ma anche parejos di stile caraibico.
Le due marche peruviane che conosciamo in Italia sono
Nexus e Puro Inka, inoltre abbiamo testato per voi altri prodotti, reperiti sul mercato estero, come in San Martin (Corona 1, che è sostanzialmente un churchill) e Señor de Sipan (corona) prodotti entrambi dalla Tabacalera del Oriente (la principale manifattura di Tarapoto).
Va detto che il perù produce principalmente sigari puri, ovvero con il 100% del tabacco proveniente dal paese stesso. Questo ci permette di dare alcune connotazioni di carattere generale sul "carattere" die sigari peruviani, ovviamente con tante variabili, dovute alle diverse tipologie di tabacchi utilizzati, come avviene per altro in tutti i paesi.
In linea tendenziale alla vista i sigari non sono troppo luninosi, le capas sembrano leggermente asciutte, tuttavia è puramente unfattore visivo, poichè ne al tatto, ne al taglio si manifestano sintomi di secchezza e fragilità oltre il dovuto. Il colore varia nelle diverse produzioni, probabilmente più grazie alle lavorazioni successive di fermentazione e aging, poichè la texture delle foglie appare abbastanza uniforme, e lascia pensare ad un range varietale e di aree di coltivazione non apmlissimo. Si manifestano in alcuni sigari, soprattutto tripa larga (per puro inka e nexus abbiamo testato anche i tripa corta), alcuni problemi di combustione, pochi invece i problemi di tiraggio. In generale i problemi comunque non sono eccessivi, e in relazione ai prezzi, accettabili.
Gli aromi tipici riscontrabili sono quelli di fieno associati ad una gamma (variabile a seconda del prodotto) di note etereo-balsamiche, che conferiscono, nel complesso una sensazione vagamente mentolata, specie in ingresso, riscontrabile in altri prodotti del sud america, come ad esempio nei sigari brasiliani. Frequente anche il sentore di frutta secca a guscio, mentre le altre note aromatiche sono variabili a seconda del prodotto, ad esempio legnose nei nexus e nei San Martin, pepate nei puro inka, etc. I sapori e le sensazioni palatali sono altrettanto ben connotate, con una partenza tendente al dolce, che poi vira verso l'amaro sul finale, una cremosità simil-cubana, nei primi puff, e una acidità mediamente spiccata ma non invasiva, che ricorda alla lontana i sigari di "gusto olandese".
La forza è medio-elevata, l'evoluzione non è in genere spiccatissima, e questo per altro rende i tripa corta molto competitivi, rispetto ai tripa larga, poichè la sensazione complessiva è simile, e la minore evoluzione non è così penalizzante rispetto ai sigari ripieni di foglia intera. La complessità non è eclatante, ma in compenso, se si fuma con la giusta cadenza, è ottima la finezza. Attenzione al ritmo di fumata, soprattutto nei Tripa Larga, i sigari peruviani sono mediamente più sensibili di altri al surriscaldamento, e possono facilmente virare su toni amari ed asciutti eccessivi.  Questo fattore di per se è sintomo di un equilibrio non superlativo, ma "trattando bene" il sigaro non ci sono grossi problemi. Medio-lunga, in generale la persistenza.
In definitiva, basandoci sui sigari testati, possiamo dire che il Perù si attesta  su produzioni di qualità media (esistono produzioni "superiori" molto ben recensite come Inca Secret Blend), di connotazione organolettica ben caratterizzata, che può senz'altro ricavarsi una nicchia nel panorama dei consumatori. Punto a favore sicuramente il rapporto Qualità/Prezzo, che rende i sigari competitivi. Ottimo anche il panorama dei Tripa Corta, che nella fetta di mercato "entry level" hanno pochi rivali in termini qualitativi, poichè si tratta di prodotti di struttura organolettica accettabile, con pochissimi difetti (si pensi in tal senso anche ai Regina di Amazon, ad esempio).

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